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Apprendere dormendo: cosa ci dice la scienza

Sapere che semplicemente coricandosi potremmo imparare e memorizzare la lezione studiata per giorni e giorni in biblioteca, sarebbe il sogno di tutti gli studenti.
D’altronde, purtroppo, le cose non sono sempre facili come le immaginiamo. Gli studi e le ricerche in fatto di sleep learning mostrano risultati ancora da verificare, ipotesi leggermente più complesse del “leggo una pagina, mi addormento e magicamente, al risveglio, ne rammento tutti i dettagli”. Eppure una speranza di apprendimento c’è. Vediamo come in questo articolo.

Durante il sonno, il cervello…ascolta

Secondo uno studio del Journal of Neuroscience ed esperimenti condotti attraverso elettroencefalografia su un gruppo di pazienti/volontari sottoposti ad un test sulla memorizzazione del nome di oggetti e animali mediante la pressione di un pulsante, mentre riposiamo il nostro cervello continua in qualche modo a recepire, assorbire ed anche a reagire agli stimoli esterni.
La discriminante sembra essere proprio la fase del sonno in cui ci troviamo.
Nelle fasi leggere di sonno non-REM, ad esempio, l’attività cerebrale si è dimostrata ancora attiva, mentre in quelle profonde di sonno non-REM, la reazione agli stimoli è stata pressoché nulla.
Ma il fenomeno di maggior interesse si è rivelato analizzando i dati della fase di sonno REM, quella dei sogni, per intendersi.
Lì si è visto come la preparazione cerebrale dei soggetti sottoposti al test, si attivava solo nel momento in cui incontravano parole e nomi già sentiti prima, da svegli.
Come a dire, in questa fase si registrano solo le informazioni che in qualche modo abbiamo già precedentemente elaborato prima.
Sembra dunque farsi strada l’ipotesi che non tutti i filtri e gli input che arrivano dall’esterno, siano possibili da isolare mentre dormiamo.

E l’apprendimento?

Beh, per quanto riguarda lo sleep learning, la situazione è ancor più delicata.
I ricercatori dell’Università di Lubecca, sottoponendo alcuni volontari ad un test – simile ad un gioco di memoria, che invitata i partecipanti a memorizzare le posizioni di alcuni soggetti su una griglia, hanno cominciato a focalizzarsi su una correlazione interessante.
Quello che a molti partecipanti non era stato specificato, infatti, era la forte esposizione – in fase di memorizzazione – ad un odore specifico.
Ecco, le persone che da addormentate venivano esposte di nuovo a quel particolare odore sembra che ricordassero meglio, al risveglio, le cose apprese.
La stimolazione olfattiva – e quella sonora pare avere i medesimi effetti – possono allora essere un veicolo importante per apprendere dormendo.
Non si faranno certo miracoli – la fase di analisi e ricerca in materia è ancora sperimentale e necessiterà di molto tempo e prove per testimoniare delle evidenze – però siamo senz’altro di fronte ad un passo incoraggiante.
L’attività cerebrale è un mondo aperto di risorse e continue scoperte: la possibilità che il cervello avrebbe di memorizzare, riconoscere, ascoltare anche mentre è “inattivo” e in stand-by potrebbe fornire un apporto importante a nuove tecnologie e metodi di apprendimento.
Nel frattempo che la ricerca fa i suoi sforzi, non resta che rimettersi di buona lena sui libri.