Mai come di questi tempi ne siamo costantemente sottoposti: brutte notizie, fatti allarmanti, news (vere o talvolta fake) di scenari catastrofici. Se la situazione aveva assunto contorni labili e preoccupanti già prima della pandemia dovuta al Covid-19, con essa tutto si è aggravato prendendo proporzioni davvero notevoli.
Leggere quotidianamente questo tipo di notizie può condizionarci l’umore e il modo in cui affrontiamo le nostre già precarie giornate, costretti a servirsi della tecnologia e ad attingere al mondo digitale ormai per qualsiasi funzione.
Doomscrolling: di cosa si tratta
Il doomscrolling, termine che unisce la parola doom (destino, dannazione) a scrolling (l’azione di scorrere sui dispositivi digitali) è un fenomeno sempre più in crescita, specialmente fra i più giovani.
Si tratta non soltanto della tendenza a trascorrere molto tempo su social network e siti di informazione quanto proprio di una sorta di dipendenza che si innesca dalle cattive notizie.
Fu utilizzato per la prima volta in un post twitter del 2018 e grazie alla “popolarità” da parte del Los Angeles Times che utilizzò questo termine in un articolo in cui parlava di un nuovo lessico legato alla pandemia di coronovirus proprio su questo tema, la parola ha fatto il giro del web e pian piano si sta cominciando a formulare pensieri, teorie, ricerche per stabilire dei punti di contatto fra noia, depressione, ansia e le notizie che leggiamo e che potenzialmente sono in grado di generare e manipolare questi stati emotivi.
Informarsi meno, ma farlo meglio
Se acquisire informazioni e notizie è un fatto buono ed eticamente doveroso, c’è da dire che farlo in maniera compulsiva, anche involontariamente, non mettere cioè mai un filtro a tutto ciò che vediamo e leggiamo sui social network è assolutamente controproducente.
Un’alternativa al doomscrolling è quella di creare la propria lista di fonti attendibili (giornali, siti web) e consultarla con cadenza precisa, ad esempio una o massima due volte al giorno.
Si può inoltre pensare di limitarsi nell’accesso ai social network soprattutto quando il loro uso avviene in funzione di noia, apatia, mancanza di risorse.
Dedicare il proprio tempo ad un hobby o uno sport, telefonare ad un amico o leggere un libro sono di certo metodi più proficui per impegnare anche le lunghe giornate del periodo pandemico che stiamo vivendo.
La tendenza a “negativizzare” il reale non è un tratto della personalità. Ci sono, certo, caratteri più pessimisti di altri, ma questa vera e propria ondata di notizie brutte e devastanti può mettere a dura prova anche gli animi più solari ed entusiasti. La fragilità della complessa situazione globale che stiamo affrontando, inoltre, non aiuta a sentirsi più al riparo.
Doomscrolling e riposo: quale correlazione?
Influendo grandemente sul sistema nervoso, provocando ansia, attacchi di panico, depressione, il doomscrolling è strettamente collegato al riposo.
Recenti studi sull’utilizzo di smartphone e tablet da parte dei più giovani hanno poi evidenziato come siano proprio le ore serali, in particolare il momento dell’addormentamento, quelle dove si abusa di più dei social network.
Notizie cattive, tragiche, dolorose, si fissano nella mente fino a condizionare la quiete del riposo.
L’uso di smartphone per questo tipo di attività è dunque fortemente sconsigliato la sera.