Insonnia primaverile: come contrastarla

“È primavera, svegliatevi bambini”, cantava un motivetto di tanti anni fa: con l’arrivo della stagione più fiorita dell’anno, infatti, si risvegliano i sensi e l’umore. Le giornate si allungano, i tramonti si tingono di rosa e di azzurro, c’è spazio per la convivialità e per gli aperitivi in giardino a fine giornata con gli amici, grazie anche alle temperature che diventano più miti e gradevoli.
Tutto molto bello, in effetti…ma allora perché proprio in primavera molte persone soffrono d’insonnia?
Scopriamolo insieme in questo articolo dedicato proprio all’insonnia primaverile.

Insonnia primaverile: di cosa si tratta?

Quella primaverile è una tipologia di insonnia molto comune, che colpisce prevalentemente le donne, ma che a differenza dell’insonnia cronica – che non è legata alla stagionalità ed ha conseguenze più importanti sull’organismo e l’umore – fortunatamente è limitata ad un ristretto periodo di tempo, generalmente proprio le prime settimane di primavera.

Insonnia primaverile… perché?

L’insonnia primaverile si scatena per un insieme di possibili cause. Sicuramente fra le più comuni troviamo:

  • Le allergie. Molte persone, infatti, cominciano proprio nella stagione primaverile a subire l’influenza di pollini e graminacee nell’aria. I fastidiosi sintomi della rinite allergica potrebbero essere un vero e proprio incubo per il benessere del riposo.
  • Adattamento e ritmo circadiano. Allungandosi le giornate, e di conseguenza le ore di luce, il meccanismo di auto-regolazione a cui siamo soggetti, perde per un attimo le coordinate. Niente di grave, dura (fortunatamente) solo qualche giorno, ma è possibile che in un primo momento ci si senta come in preda ai sintomi del jet-lag, la sera si è più energici e vitali, il sonno arriva più lentamente. Proprio l’aumento della luce fa sì che il cervello, stando più sveglio e attiva, produca meno melatonina – l’ormone che regola il sonno. Ed ecco fatto…l’insonnia primaverile è servita!

Insonnia primaverile: aiuti e rimedi per contrastarla

Per fortuna, come abbiamo già scritto, si tratta solo di aggiustamenti temporanei. Tuttavia ci possono essere persone che patiscono in maniera particolare i cambiamenti dati dalla mancanza di sonno. E allora come rimediarvi?
Beh, le soluzioni sono tante. Anzitutto è fondamentale:

  • Settate dei parametri abbastanza precisi e degli orari “fissi” per andare a letto e per risvegliarsi al mattino. Nel periodo primaverile, infatti, è più che mai opportuno cercare di darsi delle regole e rispettarle, per far sì che l’organismo si adatti meglio ai cambiamenti esterni.
  • Occhio all’alimentazione: cercate, specialmente dopo le 18, di non bere caffè, alcol o bevande gasate. Per la cena scegliete alimenti ricchi di triptofano, come tacchino, patate e tonno. Evitate zuccheri, fritti e piatti eccessivamente elaborati che “riscaldano” e rallentano la digestione.
  • Prestate attenzione alla temperatura della casa e soprattutto della zona notte: 18° sono un ottimo compromesso per stare bene durante la notte.
  • Pollice su per tisane rilassanti bevute prima di andare a dormire e bagni con oli essenziali.
  • Infine, ci raccomandiamo sugli apparecchi elettronici! No a computer e tablet in camera da letto e prima di coricarsi. Piuttosto un buon libro o una pratica di meditazione distensiva.

Pillow fight – Il nuovo trend americano: di cosa si tratta?

Quanti di noi, da piccoli, non l’hanno fatta almeno una volta? Stiamo parlando di… Lei, la famosa lotta coi cuscini che per generazioni e generazioni ha coinvolto fratelli e amichetti di scuola, quelle simpatiche baruffe che nascevano alla fine di una festa o di un pigiama party nel quale vinceva chi riusciva a colpire più volte gli avversari proprio con il cuscino per dormire, un modo per non farsi troppo male e permettere anche ai più piccoli scalmanati di scatenarsi per qualche minuto in libertà.

Ebbene, proprio il sogno di tanti bambini da poco tempo è diventato un vero e proprio sport, con tanto di campionati. E pare che negli Stati Uniti, la gente sia andata letteralmente in visibilio per poter partecipare o assistere ad un match.

Scopriamo di più sul trend del pillow fight in questo articolo.

Pillow fight: come, quando e perché?

Proprio l’anno scorso, nel 2022, in Florida, grazie all’idea dell’imprenditore statunitense Steve Williams si è tenuto il primo campionato di lotta coi cuscini che ha visto gareggiare 16 uomini e 8 donne, con anche un premio in denaro.

Fondendo insieme tecniche e movimenti delle arti marziali, boxe e MMA, la pillow fight consiste in  sfide da tre round di 90 secondi ciascuno.

Movimenti veloci, dunque, acrobatici e colpi…all’ennesima cuscinata: incontri adrenalinici, svolti grazie all’utilizzo di un cuscino di 1 kg, imbottito di spugna e rivestito di un particolare nylon anti-strappo.

L’importanza del cuscino: e No, non soltanto per la lotta

Ma oltre al Pillow Fight Championship (vinti dalla brasiliana Istela Nunes e dall’americano Hauley Tillman) l’importanza dei cuscini da letto per il riposo è davvero fondamentale.

Molto spesso, purtroppo, si tende quasi a dimenticarlo e a non prestare troppa attenzione al supporto su cui appoggiamo il collo nelle molte ore di riposo notturno.

Ciò può rappresentare un errore fatale, giacché un buon cuscino ha delle caratteristiche essenziali per mantenere la corretta postura ed evitare fastidi e disturbi che possono poi compromettere la qualità del riposo nonché il benessere della schiena.

Molte persone, all’acquisto di un materasso nuovo, scelgono di abbinare i cuscini basando le loro decisioni solo su un parametro economico, ma è un secondo errore. La qualità, dopotutto, ha sempre un prezzo ed un prodotto di ottima fattura è una garanzia di eccellenza e durata.

Per scegliere il supporto più adeguato per la vostra colonna vertebrale e per il collo è necessario esaminare diverse variabili, ovvero:

  • La posizione di riposo (sul fianco, a pancia in su, a pancia in giù)
  • Il tipo di materiale prescelto (piuma d’oca, memory foam, lattice), che a sua volta dipenderà dalle caratteristiche del vostro sonno o da esigenze specifiche.
  • L’età (i bambini, per esempio, hanno necessità a sé ed è cosa buona pensare, per loro, a dei cuscini adeguati).

Ci sono poi anche i sostenitori del sonno senza cuscino e sebbene la questione divida spesso anche gli esperti bisogna ricordare che dormire senza un supporto adeguato può compromettere indiscutibilmente la dinamica della colonna ed avere effetti nocivi sul benessere muscolare portando a cefalee, indolenzimenti, dolori articolari.

Insomma… un cuscino ci vuole, e deve essere quello fatto apposta per voi e per il vostro riposo.
E, a proposito: meglio dormirci sopra, che tirarselo!

Mini cervelli per studiare i disturbi del sonno: cosa ci dicono le ricerche

Attraverso delle piccole repliche in versione cyborg del cervello umano, il progetto europeo Nap (twin-on-a-chip brains for monitoring individual sleep habits), coordinato dal centro di Ricerca Piaggio dell’Università di Pisa, si pone come obiettivo quello di studiare i sintomi precoci di malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson.
Si tratta di un lavoro complesso e molto importante, capace – attraverso ricerche e approfondimenti di studio realizzati da un’equipe di esperti in collaborazione anche con gli atenei di Friburgo e Amsterdam – di dare indicazioni precise sulla cura, ad esempio, di tumori o appunto, sui disturbi del sonno.

Come funziona il progetto NAP

Gli organoidi riprodotti attraverso questo progetto sono delle micro-repliche fedelissime di un cervello, con tanto di amigdala o materia grigia, dunque la possibilità di monitorare l’attività neurale, ed eventualmente modificarla con interventi esterni, darebbe la possibilità di capire effettivamente cosa succede a livello fisiologico quando si soffre di disturbi del sonno: ovviamente, i potenziali benefici di questo studio sono sotto gli occhi di tutti.
Significherebbe, infatti, poter migliorare la qualità del riposo – e dunque della vita in generale – a milioni di persone in tutto il mondo, e di tutte le età.

Non solo ricerche e studi

In realtà, grandi marchi della moda, dello sport e soprattutto della tecnologia, già da tempo sono arrivati all’importanza di dover contribuire all’analisi di dati sul riposo per i loro utenti, progettando ad esempio smart-watch in grado di immagazzinare una banca dati e delle informazioni necessarie per avere un quadro generale, anche giornaliere, delle attività, dei movimenti e della qualità del riposo dell’utente: numero di passi, ore riposate, chilocalorie assunte, metabolismo, storia pregressa.
L’attenzione di grandi aziende e multinazionali a questo tipo di processi deriva sicuramente da più fattori fra i quali, innegabilmente, anche un sempre maggior bisogno di creare awareness (consapevolezza) sulla salute individuale, riducendo il rischio di obesità e malattie cardiovascolari, solo per citarne alcune.

Monitorare la qualità del sonno: perché è importante

Prestare attenzione alla qualità del proprio riposo è fondamentale perché spesso si tende a fraintendere la quantità col benessere: dormire un certo numero di ore è sicuramente necessario e utile ma non è tutta una questione di tempo.
Durante il riposo possono avvenire – e avvengono – una lunga serie di meccanismi, processi, manifestazioni di cui solo in parte siamo coscienti, come i micro-risvegli o le leggere apnee.
Ecco, monitorare queste manifestazioni, capire se, come e con che frequenza avvengono, potrebbe essere di vitale importanza per stare meglio ed avere una qualità più alta del sonno e della vita in generale, poiché come diciamo spesso…riposare bene significa vivere meglio.
In quest’ottica, allora, implementare le funzioni e i tools di smart-watch e altri strumenti per il sonno, o i risultati di ricerche come quelle del progetto europeo NAP, diventano davvero degli importantissimi punti di partenza per arrivare a saperne sempre di più su come ci “muoviamo” durante il riposo, cosa ci succede, e come prendere eventuali precauzioni per disturbi e problemi del sonno.

Tutto quello che dovete sapere sulla mascherina occhi per dormire

Come orpello di stile, tra iconiche immagini cinematografiche di grandi dive che si svegliano al mattino togliendosela dagli occhi, la mascherina per dormire è entrata nell’immaginario collettivo come un vezzo di moda, un tocco elegante e raffinato per allietare un veloce nap in aereo o in treno, o le notti di vacanza in albergo.

Ma lo sapevate che la mascherina occhi per dormire può avere effetti davvero benefici, sulla vostra pelle e sulla qualità del riposo?

Leggete questo articolo e vi spiegheremo meglio come e quando utilizzare la mascherina occhi per dormire.

Mascherina per dormire: perché utilizzarla?

La maschera per occhi allieta il vostro riposo, sia in vacanza che nella vita quotidiana, poiché permette di rinfrescare gli occhi e di idratare la pelle della zona circostante.

Dopo una giornata faticosa di lavoro – specialmente chi usa molto il pc e apparecchi digitali – la sera si ha la tendenza a provare affaticamento alla vista, una leggera nebbiolina, o sentire i cosiddetti “occhi pesanti”.

Come una sorta di impacco lenitivo, la mascherina da riposo è in grado di riportare sollievo e leggerezza ai vostri occhi, facendovi svegliare più riposati e in forma.

Inoltre, soprattutto quelle di seta (o in altri tessuti di ottima qualità) e quelle di ultima generazione che sono in grado, a contatto con la pelle, di attivare anche un particolare meccanismo di termo-regolazione, sono ottime perché aiutano ad espellere tossine e impurità lasciando l’epidermide più sana e liscia, come una sorta di micro-pulizia quotidiana.

Dormire con  la mascherina: come e quando?

Dormire con la mascherina per gli occhi non ha particolari controindicazioni salvo accertarsi della qualità del tessuto di cui essa è fatta: in commercio, infatti, si trovano anche mascherine realizzate con materiali sintetici, poco traspiranti, assolutamente da evitare per non ostruire i pori della pelle.

Ci sono, al contrario, tante ottime possibilità di acquisto, per tutti i gusti e le tasche: fantasiose e colorate, spiritose e con divertenti messaggi scritti sopra, di seta o lino pregiati o realizzate con fibre naturali…insomma, c’è un vero e proprio imbarazzo della scelta.

Potete usare la mascherina per dormire in qualsiasi circostanza, ma vi consigliamo di tenerne sempre una a portata di mano durante i viaggi sui mezzi pubblici: per un pisolino in treno o un sonnellino di qualche ora su un viaggio aereo a lunga percorrenza, è bene “schermarsi” il più possibile da luci esterne, proteggere la pelle dall’aria a volte viziata dei luoghi chiusi, aiutarsi – con un piccolo e comodissimo filtro – a dare un po’ di sollievo e ossigeno alla pelle.

Le mascherine non sono per nulla ingombranti, vanno ovviamente lavate con regolarità seguendo le indicazioni apposite per il tessuto scelto e riposte in luoghi asciutti e protette, cercando di evitare contatto con polveri e batteri.

Dormire con la mascherina: benessere per la pelle

Durante la notte la pelle “cambia”, anche se impercettibilmente. Tanti piccoli e sottili mutamenti coinvolgono il nostro corpo mentre riposiamo, anche a livello di epidermide.

Cercare di proteggere e mantenere la pelle il più idratata, liscia e pulita possibile – anche con la mascherina per gli occhi – è un ottimo modo per godere di un riposo più duraturo e piacevole.

Overtraining, l’insonnia è un campanello d’allarme

Strafare, si sa, non è la soluzione più azzeccata: impegnarsi attivamente e concretamente in qualcosa, che sia una passione, un lavoro o lo sport, è salutare e benefico.
Ma quando si cerca di andare oltre le proprie possibilità e risorse, sia psicologiche che fisiche, si rischia di soccombere e avere effetti contrari.
Questo vale per tutto, anche, per l’appunto, nell’attività fisico-sportiva.
Più volte, nei nostri articoli, abbiamo ribadito quanto sia importante tenere uno stile di vita dinamico e sano, anche per godere di un sonno di qualità, ma non bisogna eccedere, ad esempio con l’overtraining, e cioè con sessioni sfiancanti di allenamento, che sia a casa, in palestra o al campo sportivo.
Capiamo meglio insieme, in questo articolo, come mai.

Overtraining: perché il troppo allenamento… fa male

Allenarsi in maniera eccessiva, sia per intensità che durata, non è produttivo né per la muscolatura né per la mente.
Per quanto riguarda il corpo, non dare ai muscoli la possibilità di recuperare con un tempo adeguato, può portare i tessuti a sfibrarsi più facilmente, causando infortuni, debolezza, rigidità muscolare.
Da un punto di vista emotivo e di testa, inoltre, si rischia di entrare in uno stato di stress prolungato e costante con una serie di pensieri in loop (“più faccio, più sono felice, se non porto a termine anche oggi il mio allenamento, ho fallito”) che sono negativi e controproducenti.
Al contrario, chi si allena in maniera professionale sa quanto il recupero sia parte integrante dell’allenamento stesso: è proprio nelle sessioni di riposo, fra un training e l’altro, che i tessuti si rigenerano, la massa muscolare cresce, tutto insomma lavora al meglio nel nostro organismo per portare i maggiori benefici e risultati in termini di crescita e miglioramento.

Il sonno: correlazione fra muscoli, allenamento e riposo

Un campanello d’allarme dell’overtraining, che colpisce dunque chi sta mettendo troppo sforzo il proprio corpo, è proprio l’insonnia: quando i muscoli sono iper-tesi e sfibrati, si dorme meno e in maniera peggiore.
In generale le ricerche e i sondaggi in materia testimoniano come siano soprattutto i più giovani coloro che tendono a dormire meno in favore di un allenamento in più, o più duraturo.
Questo però è assolutamente sbagliato: proprio mentre si dorme, infatti, si attivano tutta una serie di processi fisiologici che portano mente e corpo non solo a rilassarsi, ma anche a “rielaborare” le informazioni acquisite durante l’allenamento, facendo sì che i muscoli crescano, si distendano, e che il corpo lavori.
Anche se noi non ce ne accorgiamo.

In generale, bisognerebbe considerare il riposo come parte integrante di una sessione di allenamento, oltre a migliorare il recupero in caso di un infortunio muscolare o di una malattia.

Possiamo infatti considerare il sonno come una sorta di antibiotico naturale: quando si hanno le difese immunitarie più basse – un riposo di qualità aiuta ad essere più forti, sani e di conseguenza ci si ammala meno di frequente.
Dunque, anziché portare all’estremo la resistenza e le energie del vostro corpo con le sessioni di addominali o con la corsa, ricordate che un buon allenamento deve sempre controbilanciare gli sforzi profusi con il recupero necessario.

Gamer e sonno: “chi troppo gioca… niente dorme” 

Sul rapporto fra videogames e sonno, negli ultimi anni sono state fatte numerose ricerche, interviste e sondaggi.
Alcuni più formali e standardizzati, altri più a fini commerciali o di mera curiosità informativa, sta di fatto che delle correlazioni fra riposo e videogiochi ci sono, non fosse altro perché un vero gamer può arrivare a trascorrere tante ore – di giorno e di notte – davanti allo schermo.
È una cosa che fa male o i videogiochi hanno anche un brightside? Ci sono delle indicazioni precise da seguire o dei consigli su come e per quanto giocare?
Scopriamolo insieme in questo articolo dedicato alla passione per i videogiochi.

“Se il tempo fosse un gambero…”

Stando a molti sondaggi e interviste realizzate sia su adolescenti/pre-adolescenti che persone adulte è risultato che proprio questi ultimi affermano che se potessero tornare indietro, passerebbero forse meno ore a giocare al computer perché diminuendo la quantità di tempo trascorsa con gli occhi – e la mente – impegnata a seguire l’ennesima partita, ne gioverebbero in termini di guadagno e di qualità del sonno.

Possiamo quindi dire che sono principalmente i più giovani a giocare ai videogiochi?

Beh, senz’altro pre-adolescenti e adolescenti sono le due fasce di età più coinvolte e interessate a questo tipo di intrattenimento, la cui industria – seppur con un sensibile calo nell’ultimo anno – trascina ancora le vendite sul mercato con numeri da capogiro.
Possiamo, invece, affermare che giocare ai videogiochi sia per forza nocivo e controproducente?
No, non si deve essere così perentori perché, se usati in maniera funzionale e con criterio, molti giochi, specialmente quelli di ruolo o di intelligenza, possono avere effetti positivi sulla crescita delle funzioni intellettive e sulla velocità di collegamenti, pensieri, dinamismo, per chi ne fa (buon) uso.

Videogiochi e orari: attenzione!

Forse la parte più scivolosa della passione per i videogiochi sta nel tempo di utilizzo: quando si fa qualcosa che ci piace e ci appaga, dopotutto, le lancette scorrono sempre velocemente.
Ma giocare fino a tarda notte, tenere gli occhi fissi su uno schermo senza controllo, può danneggiare l’attenzione, rendere alla lunga meno lucidi e più agitati, far perdere il sonno e dimenticare quando è ora di staccare e andare a letto.
Ci sono giocatori accaniti che sovente hanno scambiato – anche per lunghi periodi – la notte con il giorno; ci sono persone che hanno sviluppato disturbi del riposo, pagandone le conseguenze nell’età adulta. Non si deve sottovalutare l’importanza di darsi delle regole: giocare va bene, ma con dei limiti e dei tempi pre-stabiliti.
Sono soprattutto le ore serali quelle da monitorare con più criterio: è facile altrimenti che un adolescente perda il controllo e chiuda gli occhi a tarda notte. Il rendimento scolastico del giorno dopo, allora, potrebbe risultarne compromesso, così come la reattività e la soglia dell’attenzione.
Anche da un punto di vista di inquinamento acustico e visivo, bisogna considerare quante ore si passano con gli occhi “incollati” allo schermo: troppi rumori, luci e lucine colorate, possono compromettere il benessere del riposo.
È bene staccare i supporti elettronici almeno un’ora prima di prendere sonno, e sostituirli con qualche visualizzazione ad occhi chiusi o con l’ascolto di una decina di minuti di rumori bianchi o rosa per conciliare il riposo.
Insomma, nessuno dice di vietare o proibire i videogiochi: ma specialmente per i più giovani, cerchiamo di seguire alcune semplici regole per un maggior controllo sui tempi di utilizzo.

Sonno e sport in menopausa: come sentirsi meglio 

Quando una donna si avvicina alla menopausa, è fisiologico che senta il proprio corpo cambiare: avvengono, infatti, in maniera del tutto naturale delle piccole rivoluzioni ormonali, che possono inizialmente stravolgere, stupire, preoccupare.
Dopo dodici mesi consecutivi senza ciclo mestruale, si entra a tutti gli effetti in menopausa.
Niente di grave: milioni di donne, da sempre, attraversano questa delicata fase della vita e riescono a trovare o a ritrovare, col tempo, il proprio equilibrio.
Una delle maggiori preoccupazioni e timori che attanagliano molte donne in fase di pre-menopausa e menopausa, oltre alle ben note vampate di calore e ad un’oscillazione più frequente degli stati umorali, è sicuramente quella legata all’aumento di peso.
Il calo degli estrogeni, che è la principale caratteristica di questa fase della vita di ogni donna, comporta numerose variazioni e potenziali squilibri da tenere sotto controllo.
Partiamo però col dire che non è sempre vero che durante la menopausa si prendano chili in eccesso.
È vero però che il corpo matura nuovi bisogni, ritmi e tempi differenti, ed è dunque necessario ascoltarlo con un sentire nuovo, bisogna predisporsi al cambiamento, ad una nuova fase. E questo non è sempre facile da accettare o mettere in pratica.

Menopausa: sapevate che lo sport…

Lo sport è un ottimo alleato contro l’eccessivo rilassamento dei tessuti muscolari, che fisiologicamente avviene col passare degli anni.
Proprio a causa del calo di estrogeni, come dicevamo, è necessario avere un occhio di riguardo nei confronti del proprio corpo, che potrebbe essere soggetto a maggiori cambiamenti, dati anche dalla sedentarietà, dalla quantità e tipologia di cibo che si ha voglia/bisogno di ingerire e altri fattori.
Non è necessario, tuttavia, sottoporsi a sfiancanti allenamenti giornalieri: bisogna anzi far seguire all’attività fisica un necessario e adeguato momento di riposo, utile a stabilizzare la ciclicità del cortisolo.
Troppo alti livelli di cortisolo, responsabile della produzione di adrenalina, possono ingenerare infatti stati di stress e infiammazione.
L’ideale è quindi quello di trovare la corretta intensità dei proprio allenamenti, che dipenderà anche dalla muscolatura, dalle abitudini pregresse e dalla conformazione fisica, e gestirla ad intervalli regolari, in modo tale che il corpo continui a elaborare l’insulina, i cui livelli nel sangue devono rimanere sempre nella media scongiurando il rischio di malattie cardiache, diabete di tipo 2 e aumenti di peso.

Menopausa e sport: controindicazioni del fai-da-te

Più che mai durante la delicata fase della menopausa, è opportuno non auto-gestirsi la propria scheda di attività fisica ma lasciarsi consigliare da un personal trainer esperto, meglio se in sinergia con un professionista della nutrizione.
Anche se ognuno è il miglior medico di se stesso, come si diceva una volta, durante la menopausa ci sono numerosi fattori che influiscono sul benessere psico-fisico individuale ed è bene prenderli in considerazione tutti e in  maniera approfondita, per vivere più serenamente questo momento potente della vita, scoprendo tutte le energie e le forze del proprio corpo e della mente.
E ribadiamolo insieme, ancora una volta: la menopausa non è da stigmatizzare, né da concepire come una specie di condanna o di incubo, bensì una fase naturale e fisiologica della vita di ogni donna, con tantissime risorse e possibilità da scoprire.

Le migliori posizioni per dormire

Dormire bene è, anche, una questione di comodità e posizioni. Cominciamo subito col dire che non esiste una regola specifica su come riposare. Moltissimo, infatti, dipende da variabili come l’età, il sesso, la conformazione fisica. Sebbene allora esistano delle raccomandazioni e dei consigli utili da sottolineare, è altrettanto importante dire che ognuno, col tempo, troverà la sua posizione ideale.
Quello a cui bisogna prestare massima attenzione, tuttavia, è l’ottima qualità del sistema-letto (materasso, reti, cuscini) poiché dalla salute del collo e della schiena dipende buona parte del benessere del sonno.

Dormire di fianco – la posizione più utilizzata

Il dormire di fianco è considerato, abbastanza unanimemente, una delle posizioni più benefiche per un riposo duraturo. Anche nelle dimostrazioni pubblicitarie, spesso vediamo che la persona atta a raffigurare il riposo perfetto è posizionata in modo da seguire la curvatura naturale della spina dorsale.
Questa rappresentazione comune dipende dall’idea consolidata che, nella notte, non dovremo far altro che seguire il naturale allineamento del nostro corpo, e quindi della colonna vertebrale, senza forzare movimenti di alcun tipo o adottare posizioni artificiali.
Indubbiamente dormire di fianco aiuta a scaricare le tensioni muscolari, ma bisogna prestare la massima attenzione alla posizione delle gambe, evitando accavallamenti bruschi per la circolazione o movimenti troppo repentini.
Dormire di fianco, inoltre, a volte può non essere possibile per le dimensioni limitate del letto su cui si riposa (è spesso difficoltoso su un materasso singolo o nei letti a castello), o se disturba eccessivamente la persona con cui si condivide il riposo.

Pancia su, pancia giù… e chi più ne ha più ne metta

Se dormire a pancia all’insù è considerato generalmente una buona abitudine – soprattutto per non affaticare l’apparato digerente – ma non è sempre facile, anche per la maggiore esposizione ai rumori e alle luci, dormir a pancia in giù è una tipica peculiarità maschile (specialmente sotto i 35 anni) ma tendiamo a sconsigliarla in quanto non ottimale né per la schiena né per lo stomaco.
C’è poi chi dorme con un cuscino in mezzo alle gambe per evitare formicolii e accavallamenti, chi dorme senza cuscino, al pari del materasso, per non forzare la curvatura del collo, c’è chi dorme su futon e chi preferisce misure king anche se da solo.
La varietà di posizioni, gusti e alternative per il riposo, insomma, è davvero ampia.

Dormire bene? Occhio alla qualità del materasso

Mai abbassare la guardia sulla qualità del materasso da acquistare, che sia per voi o per un membro della vostra famiglia: è questo ciò che conta.
Meglio spendere qualche euro di più e godere di un prodotto eccellente, per materiale e durata, anziché risparmiare sulla salute della vostre schiena, sulla postura…e quindi sulla qualità della vita in generale.
Riposare bene, infatti, vuol dire vivere meglio, significa essere più riposati e dinamici al mattino, godere di un umore sereno e cominciare ogni giorno col piede giusto.
A prescindere da quale sia la vostra posizione preferita per dormire, scegliete sempre un materasso di qualità e non abbiate paura, prima di acquistarlo, di fare confronti, chiedere informazioni, test, agli incaricati e professionisti del settore.

Sindrome della vecchia strega: cos’è e come riconoscerla

Il mondo delle streghe, e più in generale dell’occulto, arrivano spesso – anche attraverso libri, leggende, credenze e racconti orali – nella nostra quotidianità. Sia che si parli di paesi orientali che occidentali, a prescindere da religioni e popolazioni, in qualche modo trovano delle connessioni che travalicano campi di indagine, spazio e tempo e si insediano nel luogo comune.

Ecco allora che questa sindrome, rientra tra le  “paralisi del sonno” e  la si fa risalire a quel tipo di immaginario legato a inquietanti, misteriose e terribili visioni che, sotto forma di incubo o di finzione nella realtà, ci appaiono nel sonno rendendoci incapaci di muoversi.

Si tratta, meglio, di uno stato semi-cosciente di vigilanza durante il quale i movimenti e i riflessi vengono impediti dalla paura e dalla scena imprevista, ha una durata variabile, colpisce principalmente soggetti facilmente impressionabili, persone che hanno appena subito un trauma (anche legato ad un’emozione molto forte) e più facilmente persone sotto i 25 anni.

La paura… fa 90 (e sicuramente tiene svegli)

La sindrome della vecchia strega, insomma, si può manifestare dopo aver visto un film dell’orrore che ci ha colpiti in maniera violenta, oppure dopo aver assistito ad un incidente stradale dal forte impatto emotivo.
Può capitare a chi viaggia molto per lavoro e subisce jet-lag continui così come alle persone che vivono situazioni e momenti di vita particolarmente dolorosi e stancanti.

Se stacchiamo dal discorso gli aspetti legati alle credenze, alle visioni pure e impure e ai significati reconditi di certe visioni, possiamo parlare di un fenomeno da tenere sotto controllo soprattutto qualora faccia la sua “apparizione” in maniera più prolungata e costante.

Non è importante allora dilungarsi sulle differenti visioni che ognuno esperisce – ci sono credenze molto diverse anche in base alle leggende dei singoli paesi e culture – quanto la sensazione di terrore, panico e immobilità che, chi vive questa sindrome, prova nel momento della paralisi.

Si tratta di un’esperienza in grado di rovinare completamente la tranquillità di una notte serena, con strascichi psicologici e ricordi che possono protrarsi anche nei giorni seguenti.

Lo spavento legato alla sensazione di non riuscire a muoversi, dopo tutto, è abbastanza forte.

Paralisi del sonno: rimedi e consigli utili

Durante un episodio di paralisi ipnagogica, ma anche nella fase preparatoria al riposo, è cruciale cercare di gestire l’ansia che ne consegue praticando esercizi e tecniche di rilassamento che aiutino i muscoli a sciogliersi e tornare attivi in pochi minuti.

Le pratiche di rilassamento possono essere svolte individualmente, al presentarsi di un attacco di intensità variabile e possono diventare normale prassi quotidiana anche laddove il problema delle paralisi non persista più.
Nei casi più forti di paralisi del sonno è utile concentrarsi sulla respirazione profonda, prestare attenzione ai movimenti del corpo, specialmente degli arti, concentrarsi sul movimento degli occhi e svolgere una breve meditazione rilassante non appena si ristabiliscano le normali condizioni corporee.

Non sono certo le vecchie streghe il problema, ma la difficoltà, in taluni momenti della vita, a trovare dentro di sé il giusto equilibrio per vivere serenamente e in armonia con corpo e mente.

Night Eating Syndrome (NES): cos’è e come curarla

Uno spuntino a tarda notte, perché si è fatto le ore piccole, o svegliarsi in preda ad un crampo allo stomaco per la fame non è un problema, se capita saltuariamente e per una ragione ben precisa.
Quello di cui parleremo oggi, in questo articolo, è invece ben diverso: si tratta infatti di una sindrome ben identificata, un disturbo dell’alimentazione a cui è associato il nome di Night Eating Syndrome (NES) e riguarda tutti coloro che tendono ad abbuffarsi nelle ore notturne, perdendo evidentemente anche il sonno.

NES: come riconoscerla?

Se vi capita con frequenza di:

  • Svegliarvi varie volte durante la notte – anche più di tre in maniera consecutiva – e avere la sensazione di non riuscire a riprendere sonno senza prima aver mangiato;
  • Saltare la prima colazione con un senso di disgusto all’idea di ingerire cibo di prima mattina;
  • Aver consolidato, ormai da tempo, una tabella alimentare poco regolare, sia negli orari che nelle quantità del cibo

allora forse varrebbe la pena prendere in considerazione l’idea di soffrire di un disordine dell’alimentazione.
Questo disturbo si potrebbe chiamare Night Eating Syndrome e potrebbe influire su stress, ansia, umore e ovviamente sulla qualità del riposo.
Potrebbe inoltre incidere anche sul peso corporeo: è stato infatti notato come la NES sia più comune nel caso di persone che soffrono di obesità.
Più si mangia, più si perde il controllo. Più si perde il controllo negli orari notturni, più il ritmo circadiano si sballa completamente, compromettendo non soltanto la salute fisica ma anche il benessere e la tranquillità emotiva e mentale.
È importante tuttavia ribadire che la fame provata da chi soffre di questo disturbo dell’alimentazione non è una fame reale, quanto un’abitudine, un evento compulsivo che il cervello riproduce in maniera quasi automatica, indotto da una schema di pensieri poco sano, sul quale primariamente bisogna intervenire.

NES: si può guarirne?

Della Night Eating Syndrome chiaramente si può guarire e il primo passo per farlo e stare meglio è ammettere di avere un disordine dell’alimentazione.
Senza ricorrere a farmaci o psicofarmaci, il consiglio più appropriato è quello di rivolgersi ad un terapeuta professionista, in grado coi suoi strumenti di farvi affrontare il percorso più indicato e stimolante per la vostra guarigione.
Importante, è darsi delle piccole e semplici regole per la tabella nutrizionale.

Bisogna infatti cercare di:

  • Stabilire degli orari precisi per mangiare e non derogare
  • Bere molta acqua fra i pasti
  • Non consumare alcolici o caffeina la sera;
  • Non cucinare cibi troppo elaborati, soprattutto nel pasto serale
  • Non saltare mai la colazione
  • Evitare i digiuni prolungati
  • Dedicarsi ad una mezz’ora di esercizi di distensione e stretching prima di andare a letto
  • Praticare attività fisica in maniera regolare
  • Evitare la nicotina e altre sostante che possano indurre alla dipendenza
  • Bere una tisana rilassante prima di addormentarsi
  • Sperimentare tecniche di rilassamento qualora, i primi tempi, gli attacchi di “fame” notturna si ripresentino.