Le condizioni climatiche e ambientali del luogo in cui viviamo influiscono molto sul nostro riposo. Ma come possono una bella giornata di sole, un pomeriggio di pioggia o una nevicata determinare quanto e come dormiamo?
Ebbene, in realtà le connessioni fra i fenomeni non mancano, riguardano il ritmo circadiano ma anche le abitudini che tendiamo a manifestare a seconda degli agenti atmosferici che ci troviamo a fronteggiare. Vediamo insieme, in questo articolo, come il meteo può influenzare il benessere delle nostre notti.
Ritmo circadiano: di cosa si tratta?
Il ritmo circadiano è un meccanismo di auto-regolazione, una sorta di “orologio” all’interno del nostro corpo che, basandosi su alcuni parametri fondamentali come il sistema luci/ombre, scambia informazioni vitali con tutto il nostro organismo, regolando la produzione di ormoni nell’arco delle 24h e conseguentemente l’alternanza sonno-veglia.
È importante conoscere il funzionamento del ritmo circadiano poiché esso può aiutarci a prendere coscienza di alcuni processi interni al nostro corpo – come si scaturiscono e cosa li influenza maggiormente – e a mettere in atto i giusti comportamenti per uno stile di vita più sano ed equilibrato. In altre parole, il ritmo circadiano aiuta a capire come siamo fatti.
Gli stati di sonno e veglia, ad esempio, sono profondamente legati alla regolazione di luce ed ombra. L’attività fisica genera ha effetti che poi ricadono anche sull’umore. L’umore stesso influisce enormemente il riposo.
Ecco che – parlando di condizioni climatiche – in estate, allora, quando le giornate si allungano e la luce solare è maggiore, si tenderà – in maniera generica – a dormire meno mentre in inverno è probabile che il tempo trascorso sotto il piumone aumenti di qualche minuto.
Meno luce solare e più freddo: la combinazione perfetta per dormire un po’ di più
La temperatura ideale per il riposo sta circa sui 18 gradi. In inverno, quando fuori di casa le condizioni sono particolarmente rigide, è probabile che si senta il desiderio o l’esigenza di attardarsi ancora un po’ al riparo di un confortevole piumone.
Il freddo, unito alla diminuzione della luce solare, potrebbe essere un incentivo al sonno.
Al contrario, quando il tempo è bello, la luce è alta fino a tardo pomeriggio e le temperature – anche di notte – arrivano a picchi di calore importanti, il corpo sente in maniera meno importante la necessità di dormire di più.
E…la neve? Un’interessante ricerca al riguardo
Il Dr. Alex Dimitriu, fondatore della Menlo Park Psychiatry & Sleep Medicine in California ha dedicato molto tempo a provare a capire le correlazioni fra meteo e sonno sulla popolazione americana, con particolare riguardo agli effetti della neve.
Abbastanza difficile da sopportare per chi soffre di ansia, depressione e SAD (Seasonal affective disorder), la neve potrebbe in realtà avere, su una buona percentuale di persone, un effetto anche rilassante, ipnotico, in grado di far dormire qualche minuto di più.
Negli studi condotti a proposito – dividendo le aree oggetto di ricerca a seconda delle fasce climatiche e della quantità di neve caduta in un determinato periodo di riferimento – (i precedenti 5 anni) si è visto che durante le tempesta di neve le persone intervistate guadagnavano circa 10 minuti di sonno, sebbene tendano ad andare a letto più tardi o ad avere più problemi ad addormentarsi. Che la neve possa essere, allora, un metodo efficace per dormire di più? Troppo presto per affermarlo con certezza, se non altro… può essere una buona “scusa” per rimanere a letto qualche minuto di più.