Sonno e (cattivo) umore: tutto quello che c’è da sapere

“Oggi non ti si può proprio dir niente. Hai dormito male per caso?” È quasi matematica la certezza per cui almeno una volta nella vita, chiunque, si sia sentito dire questa frase; magari al mattino, in ufficio o da un familiare.
E come mai la correlazione fra umore e sonno è così ovvia, così data per scontata, da essere arrivata perfino nei modi di dire e nelle opinioni comuni?
Beh, la risposta è semplice: fin dai tempi antichi, infatti, si è cominciato a sostenere l’importanza di un riposo ristoratore e di qualità in grado di influire sul buonumore e viceversa, la pericolosità di situazioni legate all’assenza di sonno, le notti passate in veglia a “contare le pecorelle” – per usare un altro modo di dire – che ci lasciano irascibili e nervosi con l’arrivo del sole.
Ma che cosa sappiamo, ad oggi, di questa correlazione? Leggete l’articolo per capirlo meglio.

Sonno e umore: e se tutto sta…nei geni?

Attraverso numerosi studi e ricerche, come quello pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, portato avanti dagli scienziati dell’Università della California di San Diego, quando parliamo di disturbi dell’umore e sonno ci focalizziamo sempre di più sulla genetica e sul funzionamento del ritmo circadiano.
Questo, una sorta di orologio biologico interno basato sul sistema luci-ombre, influenza non soltanto le nostre abitudini quotidiane ma può incidere anche sugli stati umorali che proviamo.
Lo studio di cui abbiamo appena accennato, ad esempio, attraverso esperimenti su esseri e umani e cavie ha ipotizzato il ruolo del gene PER3 come “facilitatore” nell’adattamento ai cambi di stagione. I topi creati con gene PER3 non funzionante, infatti, hanno mostrato sintomi di depressione correlati alla diminuzione della luce.
Umore, ritmo circadiano e sonno hanno un rapporto molto stretto e delicato: imparare a conoscersi vuol dire, ad esempio, conoscere il proprio cronotipo per aiutarci a seguire orari e abitudini più funzionali al nostro “modello”, attraverso i quali possiamo restare più in forma e di buonumore.
La depressione stagionale, i disturbi dell’umore legati al sonno, la tristezza mattutina sono spesso diversi riflessi di un unico disagio.

Come migliorare il proprio umore dopo…una nottataccia

Riuscire a ritrovare il sorriso e la tranquillità dopo una notte passata insonni non è cosa semplice, ma nemmeno impossibile. Si può provare, anzitutto, a seguire poche e semplici regole base.

• Dopo esservi alzati, prima di fare colazione e dedicarvi alle vostre attività quotidiane, spendete dieci o venti minuti in meditazione, o eseguendo una sequenza basilare di esercizi di stretching e sul respiro.
• Non gettatevi immediatamente sul cibo, che sia una ricca colazione mediterranea o un semplice caffè espresso. Abituatevi a salutare la giornata con un bicchiere di acqua tiepida, da sorseggiare in più riprese, per depurare l’organismo.
• Anche se dovete scappare immediatamente a lavoro o a sbrigare le vostre faccende di tutti i giorni, ritagliatevi 15 minuti – passeggiando – all’aria aperta. (Può essere anche parte del tragitto casa – lavoro). Ascoltate la vostra musica rilassante preferita, evitando call routinarie e sfiancanti di primo mattino.

Seguendo questi pratici consigli, forse la giornata non prenderà subito una piega diversa, ma col passare delle ore sicuramente ne beneficerà.
Provare…per credere.

Apprendere dormendo: cosa ci dice la scienza

Sapere che semplicemente coricandosi potremmo imparare e memorizzare la lezione studiata per giorni e giorni in biblioteca, sarebbe il sogno di tutti gli studenti.
D’altronde, purtroppo, le cose non sono sempre facili come le immaginiamo. Gli studi e le ricerche in fatto di sleep learning mostrano risultati ancora da verificare, ipotesi leggermente più complesse del “leggo una pagina, mi addormento e magicamente, al risveglio, ne rammento tutti i dettagli”. Eppure una speranza di apprendimento c’è. Vediamo come in questo articolo.

Durante il sonno, il cervello…ascolta

Secondo uno studio del Journal of Neuroscience ed esperimenti condotti attraverso elettroencefalografia su un gruppo di pazienti/volontari sottoposti ad un test sulla memorizzazione del nome di oggetti e animali mediante la pressione di un pulsante, mentre riposiamo il nostro cervello continua in qualche modo a recepire, assorbire ed anche a reagire agli stimoli esterni.
La discriminante sembra essere proprio la fase del sonno in cui ci troviamo.
Nelle fasi leggere di sonno non-REM, ad esempio, l’attività cerebrale si è dimostrata ancora attiva, mentre in quelle profonde di sonno non-REM, la reazione agli stimoli è stata pressoché nulla.
Ma il fenomeno di maggior interesse si è rivelato analizzando i dati della fase di sonno REM, quella dei sogni, per intendersi.
Lì si è visto come la preparazione cerebrale dei soggetti sottoposti al test, si attivava solo nel momento in cui incontravano parole e nomi già sentiti prima, da svegli.
Come a dire, in questa fase si registrano solo le informazioni che in qualche modo abbiamo già precedentemente elaborato prima.
Sembra dunque farsi strada l’ipotesi che non tutti i filtri e gli input che arrivano dall’esterno, siano possibili da isolare mentre dormiamo.

E l’apprendimento?

Beh, per quanto riguarda lo sleep learning, la situazione è ancor più delicata.
I ricercatori dell’Università di Lubecca, sottoponendo alcuni volontari ad un test – simile ad un gioco di memoria, che invitata i partecipanti a memorizzare le posizioni di alcuni soggetti su una griglia, hanno cominciato a focalizzarsi su una correlazione interessante.
Quello che a molti partecipanti non era stato specificato, infatti, era la forte esposizione – in fase di memorizzazione – ad un odore specifico.
Ecco, le persone che da addormentate venivano esposte di nuovo a quel particolare odore sembra che ricordassero meglio, al risveglio, le cose apprese.
La stimolazione olfattiva – e quella sonora pare avere i medesimi effetti – possono allora essere un veicolo importante per apprendere dormendo.
Non si faranno certo miracoli – la fase di analisi e ricerca in materia è ancora sperimentale e necessiterà di molto tempo e prove per testimoniare delle evidenze – però siamo senz’altro di fronte ad un passo incoraggiante.
L’attività cerebrale è un mondo aperto di risorse e continue scoperte: la possibilità che il cervello avrebbe di memorizzare, riconoscere, ascoltare anche mentre è “inattivo” e in stand-by potrebbe fornire un apporto importante a nuove tecnologie e metodi di apprendimento.
Nel frattempo che la ricerca fa i suoi sforzi, non resta che rimettersi di buona lena sui libri.

Dormire nudi fa bene alla salute e al riposo

Avete letto proprio bene, sì. Nel caso foste grandi sostenitori di pigiama di pile, felpe e calzini pesanti in pieno inverno, dobbiamo darvi una spiacevole notizia. Dormire nudi aumenta di gran lunga il benessere del vostro riposo.
Ce lo dice recentemente anche un’indagine inglese commissionata da thedozyowl.co.uk che ha monitorato il sonno di più di 2.500 volontari arrivando a concludere che la fase REM dura più del 20% per chi si addormenta…senza veli.
Bannate, dunque, le maniche lunghe e i calzini tirati su fino alle ginocchia. Naked…is better.

Dormire nudi: il benessere dipende dalle stagioni?

Se state pensando che questo articolo si riferisca esclusivamente alle stagioni più calde, nient’affatto. Sia che si tratti della calura estiva in cui viene più semplice e automatico abbandonare camicie da notte e t-shirt per coricarsi beatamente nel letto senza troppi indumenti, sia che si affronti la stagione invernale, quella più rigida che fa alzare la leva del termostato ai più freddolosi, la temperatura media ideale della camera da letto dovrebbe stare fra i 15 e i 18.5 gradi.
Se proprio non riuscite a sopportare il freddo, è comunque meglio optare per una coperta in più anziché sovrapporre strati su strati di indumenti.
Il corpo, durante la notte, ha bisogno di non sentirsi costretto, di rilassarsi completamente. E se a voi sembra di “patire” una situazione climatica esasperata, sappiate che quello che influisce maggiormente su questo disagio è l’effetto psicologico.
Sentirsi “nudi” fa automaticamente sentire anche più freddo. Ma vale la pena fare un tentativo e provare ad esperirne gli effetti.

I benefici del riposo senza vestiti

Dormire nudi mostra una serie di benefici per la salute e la qualità del riposo davvero impressionanti.
Anzitutto, aiuta a prender sonno più in fretta. Quando la temperatura corporea si abbassa, infatti, il corpo è facilitato nel processo di addormentamento.
Migliora, come dicevamo poco fa, la quantità di tempo trascorsa nella fase REM.
Inoltre, dormire senza vestiti fa diminuire il rischio di diabete e malattie cardiache, aiuta a restare più in forma sulla bilancia perché il corpo, a temperature meno elevate, brucia più facilmente i grassi. Dormire senza vestiti incentiva anche il benessere della pelle, mantiene più sani gli organi genitali perché non li costringe e aiuta a prevenire ansia e stress poiché facilita il rilassamento.

Dormire nudi: una soluzione facile ed efficace per il benessere del vostro riposo

Se non vi abbiamo ancora convinti, la scelta migliore è fare un tentativo.
Il benessere di un riposo senza vestiti vi permetterà di trascorrere notti più serene e qualitativamente migliori. Infatti l’aumento della temperatura corporea notturna è una delle principali cause di microrisvegli e problemi di addormentamento.
Anche se coricarsi coperti, specialmente d’inverno, ci fa sentire più protetti e confortevoli, in realtà durante la notte potrebbe essere molto controproducente.
Il corpo ha bisogno di trovare la propria temperatura, non di essere come “rinchiuso” in un involucro. La pelle deve poter respirare e liberarsi.
Non abbiate timore del freddo: una coperta più pesante vi aiuterà ad addormentarvi subito e meglio!