Dormire un numero di ore sufficiente, ogni notte, è da sempre considerato un ingrediente fondamentale nella ricetta del benessere fisico e mentale individuale.
Le classiche otto ore di sonno, insomma, sono entrate comunemente nel vocabolario di saperi e certezze su cui ci basiamo per costruire le nostre esperienze quotidiane.
Sono davvero otto le ore necessarie? Ne potrebbero bastare sei, sette? E se invece qualcuno ne ha bisogno di una in più?
Tanti gli interrogativi, i casi singoli, le differenze. Ma non è su questo che vogliamo focalizzarci con questo articolo quanto sulla necessità, il bisogno, che il nostro cervello ha di dormire.
Le ricerche scientifiche
Un interessante e approfondito studio firmato da Zhiqiang Wang e alcuni colleghi dell’Università di Tsukuba, in Giappone apparso sulle pagine della rivista Nature ha indagato il processo di omeostasi sinaptica ovvero il bisogno del cervello di avare un tempo off-line per controbilanciare l’attività delle sinapsi durante la veglia.
Il meccanismo sonno – veglia è regolato da un numero molto alto di proteine sinpatiche: il ruolo della fosforillazione, ovvero ciò che accade quando un gruppo fosfato si unisce a queste proteine nel cervello, si è rivelato fondamentale per arrivare ad osservare come maggiore è il riposo guadagnato e minore è il livello di fosforilazione di quelle proteine, mentre in uno stato di veglia e iperattività si tende, in parallelo, ad un aumento del livello di fosforilazione con conseguente bisogno di sonno.
La ricerca è stata condotta su due ceppi di topi con diverse caratteristiche: da una parte animali in stato di prolungata assenza di sonno e dall’altra mutanti definiti Sleepy, cioè che necessitano di un numero di ore di riposo superiore alla norma.
Omeostasi sinaptica
Ebbene, lo studio compiuto può dirsi un notevole passo in avanti nella comprensione del complesso meccanismo di regolazione sonno-veglia e potrà essere d’aiuto per futuro ricerche e traguardi anche nei confronti di disturbi e patologie che afferiscono al riposo.
Comprendere l’omeostasi sinaptica, ovvero capire come funzionano le sinapsi nel cervello, come si strutturano e si organizzano nella loro attività in base alle interazioni del cervello con l’ambiente circostante è un passo fondamentale per arrivare a nuove consapevolezze anche sull’apprendimento o l’acquisizione di concetti.
La ricerca giapponese spiegherebbe scientificamente come mai, di fatto, dopo un sonno ristoratore e pacificante siamo in grado di rispondere meglio agli stimoli, abbiamo più concentrazione, siamo più propositivi, energici, e persino di buon umore.
Al contrario, in assenza di sonno, la memoria scarseggia, l’irritabilità aumenta e le capacità di reazione cerebrali sono indebolite. Questo accade perché nella veglia le sinapsi, dei collegamenti che mettono in comunicazione fra loro i neuroni, sono iper-attivate.
Il ruolo della fosforilazione, in questo senso, è un punto cruciale del processo e lo studio a firma di Wang ne vuol dare conferma.
Da sempre, insomma, ci viene detto che dormire in quantità di tempo sufficiente fa bene, e forse adesso siamo sempre più vicini a capirne scientificamente il perché: il nostro corpo, dopotutto, è un ingranaggio delicato e perfetto.
Garantirgli, anche attraverso un riposo corretto e quantitativamente utile, uno stato di salute efficiente è doveroso.