Sport all’aria aperta: cosa, quando e perché

Passare il proprio tempo libero nella natura, a contatto con gli elementi della terra, dell’aria o del mare, è un toccasana in grado di apportare benefici al corpo e alla mente.

Anche praticare esercizio fisico outdoor ha i suoi notevoli vantaggi.

In questo articolo andremo quindi a spiegare perché incoraggiare uno stile di vita il più possibile en plein air, introducendo anche il concetto di earthing.

Sport all’aria aperta

Non importa che siate fan dell’arrampicata, del trekking o del nuoto: se avete la fortuna di potervi recare in un luogo naturale a praticare queste attività – se vivete vicini al mare o alle montagne, o se avete un parco abbastanza grande e alberato sotto casa – è sicuramente migliore recarvi lì per la vostra corsetta giornaliera anziché in palestra.

Fare esercizio all’aperto migliora le funzioni cardiovascolari, facilita l’ossigenazione muscolare, aiuta a fare scorte di vitamina D – grazie alla luce solare – e dunque tutto il vostro corpo, dalla pelle agli organi interni, non avrà che da ringraziare.

Inoltre, da un punto di vista di umore, allenarsi all’aria aperta significa ricevere più stimoli e dunque annoiarsi meno facilmente.

Mantenendo una routine di allenamento all’aperto abbastanza costante, noterete gli effetti anche sullo stress: cominciare la giornata con una sessione di camminata a passo svelto in un bosco o in mezzo al verde, vi farà sentire meno tesi e ansiosi. 

Che sia una forma di esercizio fisico o più un modo di scaricare la tensione, il senso di revitalizzazione e l’accumulo di energie che vi fornirà la natura, certo un luogo chiuso – magari nemmeno perfettamente illuminato o areato – potrà concedervelo.

Earthing: a piedi nudi… nel parco

Essendo un concetto relativamente “nuovo” (in realtà non lo è affatto ma se ne è cominciato a parlare molto tardi) tanti di voi forse non avranno mai sentito parlare di earthing, ovvero della buona abitudine di togliersi le scarpe quando si cammina o si corre a contatto con la terra, in modo da far fluire senza ostacoli l’energia (e l’elettricità) accumulata nel nostro corpo e assorbire quella del terreno.
Non è troppo un segreto, dopotutto, che il nostro corpo, oltre ad un certo peso, una forma e una temperatura, ha anche il suo livello di elettricità.
Come i poli e la carica delle pile, anche il sistema uomo ha bisogno di connettersi con quello della terra, a livello energetico: per espellere le tossine, lasciare andare ciò che non è necessario, oppure al contrario alimentarsi di ciò di cui ha carenza, l’uomo può trarre moltissimi benefici dal contatto con la terra.

L’earthing, fra i suoi lati benefici: 

  • Diminuisce gli stadi  infiammatori e riduce il dolore
  • Migliora la pressione del flusso sanguigno
  • Aiuta a dormire meglio
  • Allevia sintomi mestruali e ormonali
  • Allevia e diminuisce stress e tensione
  • Aiuta i fenomeni di guarigione in corso

Insomma, siete pronti per una bella passeggiate rigenerante nella natura? Se a piedi nudi…ancora meglio.

Il movimento degli occhi nella fase REM: il risultato di un importante studio

Un importante studio condotto sui topi dai ricercatori dell’Università della California e pubblicato su Science ha evidenziato come i movimenti oculari, nel sonno, seguano ciò che sta accadendo nel sogno.
Si tratta di un’analisi molto complessa, sulla quale dovranno naturalmente essere fatte ancora successive valutazioni, ma che dà l’avvio ad una serie cruciale di riflessioni.
Che gli uomini – e anche i topi – abbiano una produzione onirica molto copiosa non è certo un segreto. Che questa produzione si concentri soprattutto nella fase di sonno REM (acronimo proprio di rapid eyes movement) lo stesso.
Ma adesso, anche grazie agli studi che vedono Massimo Scanziani come autore senior, si può fare un ulteriore upgrade: il movimento degli occhi, mentre sogniamo, non è casuale, ma segue proprio la “trama” di quello che stiamo vivendo o vedendo nella dimensione onirica.

Fase di sonno REM

La fase REM è la quarta, ed ultima, fra i diversi stadi del sonno che il nostro organismo registra una volta addormentati.
Ad una prima fase di sonno leggero, N1, caratterizzata da un lento intorpidimento muscolare ma anche da un’elevata sensibilità a suoni e agenti esterni, ne segue una seconda, N2, con una durata variabile fra i 10 e i 30 minuti, che rappresenta la vera e propria “entrata” nelle porte del riposo.
La terza fase, invece, è quella del sonno profondo, la stessa in cui il flusso sanguigno raggiunge i muscoli, rigenerandoli delle energie necessarie, ed è difficile essere svegliati.
La terza fase, considerando che i cicli del sonno si alternano durante l’arco della notte per 4-6 volte, è seguita proprio dallo stadio N4, fase REM, quella dei sogni, dove la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna aumentano progressivamente.

Perché è importante la fase REM

Numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato, nel tempo, la correlazione fra stato della memoria e sonno: aumentando la sintesi proteica, nella fase REM si aiuta il nostro cervello a sedimentare i ricordi e dunque a sviluppare quelle capacità cognitive utili all’apprendimento e alla memoria.
È fondamentale, per queste ragioni, cercare di non interrompere o “sfalsare” i cicli del sonno notturno e soprattutto di mantenere un corretto equilibrio fra fase N3 e N4, in modo da permettere al nostro cervello di “funzionare” meglio.

Dai topi agli uomini: i nostri occhi inseguono… il sogno

“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, diceva William Shakespeare, e forse è proprio così. Di sicuro, quello che sappiamo oggi, grazie anche allo studio pubblicato sulla rivista Science e compiuto attraverso piccole sonde impiantate nel cervello delle cavie, è che mentre sogniamo continuiamo a seguire con lo sguardo i nostri desideri, o qualsiasi cosa stia accadendo nella dimensione onirica.
Come a dire che il nostro cervello non si ferma mai, la sua attività è sempre vigile, e anche se dobbiamo conoscere ancora molti passaggi e processi che accadono mentre riposiamo, le notizie e gli studi che arrivano ci danno nuovi stimoli per addentrarsi sempre di più nel perfetto e complesso meccanismo della mente.

Allenarsi va bene, ma occhio all’intensità

Lo sport è un toccasana per il benessere psico-fisico, una valvola di sfogo importantissima, una passione, uno stimolo alla crescita e al miglioramento, un modo per imparare il senso della sconfitta, lo spirito di gruppo… insomma, qualcosa di appassionante e nutriente.

Quello che però vi diremo in questo articolo riguarda l’alta intensità degli allenamenti sportivi: se parliamo di sonno, infatti, bisogna tenere presente che il corpo ha estrema necessità di consolidare, di riparare e rielaborare tutte le energie spese durante l’attività dunque il riposo non solo è cruciale ma deve tenere conto anche del bilanciamento sforzo/recupero ed è necessario che i benefici siano sempre maggiori.

Sonno e sport

Durante il sonno il corpo produce maggiori quantità di Gh, l’ormone della crescita, consolidando dunque gli sforzi compiuti durante la giornata a livello muscolare.

Anche se non ce ne rendiamo conto, non appena ci abbandoniamo alla notte, chiudendo gli occhi, si attivano moltissimi processi e collegamenti interni al nostro organismo che sono straordinariamente importanti per la nostra salute.

Affaticare troppo il corpo con allenamenti stressanti, ad altissima intensità o mal gestiti da un punto di vista di carichi e orari delle sessioni, potrebbe diventare controproducente e nocivo: lo sportivo professionista deve seguire una routine precisa, messa a punto da preparatori esperti, che tenga di conto delle esigenze, degli obiettivi, ma anche – ad esempio – della corretta alimentazione e di eventuali disturbi o particolarità del sonno della persona.

Non tutti noi, infatti, siamo uguali e non tutti noi dormiamo nella stessa maniera.

Sonno, sport e alimentazione

Una dieta sana, per uno sportivo professionista e più in generale per tutti, è fondamentale per godere di un riposo altrettanto ristoratore: con dieta non si intende per forza regime alimentare di privazione quanto un diario alimentare che preveda tutti i nutrienti e che li gestisca però a seconda di età, conformazione fisica, abitudini e/o patologie della persona, obiettivi.

Per quanto riguarda il sonno, ad esempio, consigliamo di mangiare kiwi e amarene un paio d’ore prima dell’addormentamento poiché questi due frutti hanno proprietà benefiche sul riposo. Anche i carboidrati, tanto demonizzati da una certa parte “old-school” di nutrizionisti, sono in grado di allungare il riposo di quasi un’ora poiché contengono triptofano, aminoacido essenziale, che ha dei buoni effetti sul sonno come sull’umore.

Gli eccitanti, come caffeina, alcol e cioccolata, al contrario sono caldamente sconsigliati da consumare soprattutto nei pasti serali.

Elettricità statica

Un altro fattore che influisce sulla capacità di addormentarsi serenamente sono le cariche di elettricità nel corpo, proprio quelle responsabili della famosa scossa: durante la notte il corpo deve poter scaricare appropriatamente l’energia accumulata durante la giornata.

Se siamo troppo carichi, riposeremo in maniera meno sana, aumenterà lo stress, l’affaticamento, il sonno non sarà più un momento di ristoro e pacificazione.

Anche per quanto riguarda il cibo, ci sono delle accortezze per favorire la naturale dispersione dell’elettricità accumulata nel corpo: evitare i latticini, mangiare molta frutta e verdura, bere molta acqua sono presupposti essenziali per sentirsi meno… elettrici.

Insonnia e vecchiaia: che cosa sappiamo

Come si dice, crescere è sinonimo di saggezza ed esperienza: le persone più anziane hanno vissuto momenti e situazioni importanti, acquisendo la calma e l’equilibrio necessari per non ritrovarsi mai impreparati davanti alle mosse inaspettate della vita.
Ok, tutto bellissimo… ma. Forse in effetti c’è un però: il riposo potrebbe essere uno di quei (meravigliosi) momenti che col passare degli anni viene più intaccato in quantità e qualità.
Alcuni studi e ricerche recenti stanno provando ad analizzare il rapporto fra insonnia ed aumento dell’età: sebbene sia troppo presto per trarre conclusioni, i risultati sui topi per ora non sono molto incoraggianti.

Età e sonno: parola alle ricerche

Secondo lo studio condotto dal team di Luis de Lecea della Stanford University, negli Stati Uniti, un punto centrale del rapporto fra avanzare dell’età e diminuzione del sonno potrebbe essere legato a dei neuroni, che si collocano nell’ipotalamo, e che producono una proteina dal nome oressina o ipocretina.
Nel campione studiato i neuroni – col progredire degli anni – diminuiscono, rendendo i rimanenti particolarmente attivi nella fase di veglia.
Ecco dunque che potrebbe spiegarsi la domanda: come mai le persone più adulte soffrono spesso di disturbi legati al riposo e, in generale, non riescono a mantenere le stesse performance di riposo dei soggetti giovani?
Non è soltanto un problema di quantità, dunque, ma anche la qualità: quello degli anziani è di solito un riposo frammentato, poco profondo, con orari che tendono ad ampliarsi e ridursi in maniera apparentemente incontrollata.

Diminuzione del sonno: come porvi rimedio

Se è vero che l’appetito vien mangiando, è altrettanto vero che la vecchiaia ci si costruisce proprio dai giovani.
Uno stile di vita sano ed equilibrato (sebbene i piccoli strappi alle regole della giovinezza siano da considerarsi del tutto normali) sarebbe il punto ideale a cui tendere in ogni fase della propria vita: per dormire meglio, ad esempio, è necessario prestare attenzione all’alimentazione.
Non solo quanto mangiare, ma anche cosa e a che ora consumare i pasti: abbuffarsi di alcuni cibi a tarda notte, saltare i pasti spesso o scombinare i ritmi sonno- veglia con abitudini alimentari insalubri, vi condurrà senza dubbio a perdere lentamente preziose ore di riposo.
Due consigli ottimali che possiamo dare a chi vuole stabilire, o ristabilire, un corretto meccanismo sonno- veglia, dando amore e cura al proprio corpo e alla mente, sono legati indubbiamente alla meditazione e alle pratiche yoga.
Entrambe queste discipline sono funzionali ed efficaci per ritrovare la calma e la serenità, addormentarsi più tranquillamente e placare le ansie o le preoccupazioni recondite.

Consigli utili per riposare meglio

Una forte attenzione, per dormire di più e meglio, va dedicata alla cosiddetta igiene del sonno, ovvero quella serie di pratiche e abitudini legate al riposo notturno.
Allontanare dalla propria camera tv, tablet, cellulari e ogni fonte di inquinamento ambientale e acustico potrebbe essere il primo, fondamentale, passo per riconquistare uno spazio accogliente e privato, dove nessuna forma di “distrazione” può arrivare, concedendo al corpo e alla testa il giusto tempo di rilassarsi e lasciarsi andare alla notte.

Earthing… a piedi nudi per dormire meglio

“Barefoot in the park” (A piedi nudi nel parco) è un bellissimo film diretto da Gene Saks nel 1967 con protagonisti Jane Fonda e Robert Redford. Il nostro articolo di oggi, però, non tratterà di cinema ma volevamo prendere spunto, e rendere omaggio, ad una pellicola che contiene nel titolo qualcosa che invece ci riguarda da vicino. Parleremo infatti di “earthing”, ossia una buona pratica ed abitudine che consiste nel camminare scalzi sulle superfici della terra, in particolar modo sull’erba.

Earthing: di cosa si tratta?

Traendo origine, nel significato, proprio dal mondo anglosassone (earth: in inglese terra), questa pratica è in realtà qualcosa di molto antico ed ancestrale, basti pensare ai popoli antichi o tribali.
Anche se oggi, col cemento che invade le nostre strade e le scarpe con suole di gomma (dunque isolanti) ci pare impensabile anche solo valutare l’idea, in realtà camminare scalzi apporta numerosi benefici all’organismo in quanto la terra, con la sua naturale carica elettrica ed energetica, è di fatto un campo magnetico.
Il nostro corpo, parimenti, emana scariche, flussi e onde vibrazionali: con la gomma delle suole, però, è come se isolassimo la nostra energia non lasciandola fluire insieme a quella della terra. Siamo, in altre parole, schermati.
È sempre un bene, tuttavia?
Senza scendere in dettagli astrusi e riflessioni troppo complesse, ci sono molti studi sull’earthing – come quelli condotti da Clinton Ober, Stephen T. Sinatra e Martin Zucker – che indagano circa le possibilità e i benefici di riappropriarsi di un’abitudine sana, rigenerante, riequilibrante, in grado di connettere il nostro flusso di onde interne con il ritmo e le energie della terra.

I benefici di fare earthing

Ovviamente non stiamo parlando di nulla di estremo e azzardato: non suggeriamo di andare a lavoro scalzi, nelle grandi metropoli in cui sempre più viviamo. Si potrebbe, tuttavia, provare a toglierci le scarpe per passeggiare nel giardino di casa, in un parco, nella propria abitazione, sul lungomare.
Appena ci si sente comodi per poter camminare in sicurezza scalzi, potrebbe essere davvero una buona abitudine – anche per i più piccoli, che col loro istinto primordiale spesso lo fanno anche da soli – quella di rimuovere le scarpe e calpestare il suolo, fermarsi a respirare, lasciar passare e scorrere l’energia che si irradia dalle piante dei piedi.
Secondo la medicina tradizionale cinese, infatti, proprio dal piede passano numerosi meridiani che sono fondamentali per dare linfa e ristabilire armonia e vigore ai vari organi del corpo.

Earthing e sonno

Fra i vari benefici del fare earthing troviamo:

• La riduzione di infiammazioni e dolori cronici
• Effetti calmanti e rigeneranti su tutto il nostro corpo
• Effetti calmanti sulla mente
• Riequilibrio dei chakra
• Miglioramento del sonno

Proprio sul benessere del riposo, infatti, si focalizzano recenti studi in materia, provando a stabilire una connessione fra la pratica di camminare scalzi e la ripresa di un sonno qualitativamente e quantitativamente più soddisfacente e prolungato.
Dunque…che fare? Ci togliamo le scarpe per sentire il battito e il ritmo naturale della terra?

No agli alcolici prima di andare a dormire, soprattutto per i futuri papà

Uno studio compiuto da alcuni ricercatori con base a Shangai si è interrogato sulle conseguenze legate al consumo di alcol da parte dei padri nei mesi precedenti al concepimento del bambino e in quelli di gravidanza.
Le evidenze, per quanto frutto di analisi da approfondire e ancora premature per fungere da case study, hanno dimostrato come il sonno del nascituro, ed i comportamenti legati al riposo nei futuri 4 – 6 anni, verrebbero minacciati da rischi e problematiche quali ansia, depressione e sviluppo di comportamenti aggressivi.
Bere alcolici, dunque, non è consigliabile e tutti i genitori che stanno prendendo la decisione di mettere al mondo un figlio: l’alcol interferirebbe con le abitudini del bambino in fatto di sonno e addormentamento, sottoponendolo ad un forte stress e alla possibilità di sviluppare carenze o cattive abitudini del riposo.
Un altro studio, questo incentrato sui comportamenti della madre legati al consumo di alcol, evidenzia come le donne che continuano a bere anche durante la gravidanza avrebbero più probabilità di generare un bambino con quoziente intellettivo più basso e deficit di attenzione.
Per quanto, in modeste quantità, l’alcol possa essere considerato una piccola gioia che allieta il gusto di amatori e appassionati, nei mesi di concepimento e gravidanza, i genitori dovrebbero riporlo in cantina per il bene del nascituro, soprattutto per il suo futuro riposo.
L’idea, ovviamente, rientra in un progetto più ampio che prevede uno stile di vita sano – a maggior ragione se si sta cercando di concepire un bambino – che non riguarda solo il consumo di alcolici ma anche l’attività fisica e una corretta igiene del riposo.
Pratiche disintossicanti e corrette – come lo slow living e il digital detox – sono abitudini che farebbero davvero bene ai futuri genitori: sarebbe necessario impostare dei precisi tempi ON ed OFF-line in modo da porre dei confini e dei tempi per non ritrovarsi a controllare le mail, o rispondere ai messaggi, quando si è già in procinto di addormentarsi.
Computer, laptop e cellulari non dovrebbero far parte dell’arredamento, per così dire, della camera da letto: né la sera, né al risveglio, si dovrebbe concentrare la propria attenzione (e la vista!) sulle luci di uno schermo.
Digital detox non significa privazione: non parliamo di una realtà utopica in cui possiamo prendere in considerazione di allontanarci permanentemente dai dispositivi che ormai sono parte integrante dei nostri lavori, delle relazioni, ma significa impostare dei tempi, delle regole, per non farsi sovrastare da una digital media flood, una tempesta di stimoli online che vanno ad inficiare i nostri comportamenti, le abitudini, i ritmi della vita off.
Dormire, mangiare, meditare, ascoltare, parlare coi propri figli, sono azioni che non debbono essere disturbate o interferite in alcun modo, in nome del benessere complessivo, fisico e psicologico, delle nostre relazioni e di noi stessi.
Quindi, neogenitori, vi abbiamo messo in guardia: un bicchiere di vino e qualche chiacchiera chat o social media di meno e vostro figlio, un giorno, vi ringrazierà.

Sudorazione notturna: cosa sappiamo e come intervenire

La sudorazione notturna è un problema che colpisce circa il 40% della popolazione, in diverse fasce di età – principalmente donne – e che può avere diverse cause scatenanti.
Chi ne soffre spesso si trova in difficoltà, soprattutto quando e se deve dormire con altre persone, manifestando ansia, disagio e senso di inadeguatezza.
Pur essendo un disturbo da non sottovalutare, dovendo andare a capire ciò che lo genera, possiamo dire che i rimedi e i consigli per attenuare le crisi di sudorazione notturna sono molti. In questo articolo li analizzeremo per far sì che il vostro riposo torni regolare e alla giusta temperatura.

Sudorazione notturna: le cause

Ripetuti episodi di sudorazione eccessiva durante la notte, da non confondere con le più comuni vampate di calore, possono essere legati a:

• Menopausa
• Disfunzioni ormonali (problemi del sistema endocrino, disfunzioni tiroidee, diabete)
• Infezioni o infiammazioni acute
• Controindicazioni nell’uso di specifici farmaci
• Stile e abitudini di vita sbagliate
• Gravidanza e post parto

Se le vampate di calore, spesso collegate alla menopausa, hanno durata breve e si ripetono ciclicamente durante la giornata, quello della sudorazione notturna è un fenomeno abbastanza specifico e non solo femminile, che può durare anche a lungo.
Il sistema endocrino, dunque tutto ciò che afferisce al corretto funzionamento ormonale, può essere la chiave di volta dell’indagine: bisogna anzitutto escludere complicazioni più serie da un punto di vista clinico.
Abitudini e stili di vita sbagliati sono un’altra causa piuttosto comune nel contribuire all’eccessiva sudorazione notturna. Chi beve troppo caffè o alcool, si abbuffa nei pasti serali, fa abuso di medicinali per lunghi periodi è più soggetto a sviluppare questo disturbo.
In ogni caso, se il fenomeno si ripresenta continuamente e non riuscite a monitorarlo correttamente, rivolgetevi ad un medico specialista.

Sudorazione notturna: i rimedi

Per evitare di sudare eccessivamente durante la notte, mettendo a repentaglio il vostro riposo (o l’imbarazzo di fare una brutta figura con le persone con cui dormite) cercate di regolare attentamente la temperatura della stanza, e osservate i livelli di umidità/secchezza dell’aria.
Tendete ad agire per difetto coi gradi, perché un ambiente troppo caldo non è la soluzione più congeniale per voi.
Abiti e biancheria, compresa quella da letto, devono essere traspiranti, comodi e in fibre naturali.
Bevete un bel bicchiere di acqua fresca prima di coricarvi e praticate delle sessioni di meditazioni o esercizi rilassante.
Fate enorme attenzione al materasso su cui vi adagiate ogni notte: la qualità non è mai abbastanza, se soffrite di eccessiva sudorazione notturna. Il supporto deve garantire un buon ricircolo dell’aria nel materasso.
ZenO, ad esempio, vanta la sua schiuma memory ultra traspirante “ZenO Air”, progettata per favorire proprio il continuo passaggio d’aria nel materasso. Da test è 40 volte più traspirante delle schiume memory presenti sul mercato.
La sudorazione eccessiva non è “marchio di fabbrica” o qualcosa con cui dovete imparare a convivere, accettando per abitudine, magari pensando “sono fatto così”, sudo un po’ più degli altri”.
Si può e si deve intervenire, tornando ad avere notti piacevoli, fresche, e non interrotte dalla fastidiosa sensazione di calore che arriva anche a svegliarci.

Mestruazioni e sonno: consigli per dormire meglio

Ci sono dei giorni del mese in cui l’equilibrio della donna cambia, si stravolge, l’umore cala anche in modo molto repentino, il corpo si modifica e facilmente aumenta il nervosismo.

Sono i giorni del ciclo mestruale, quando le pareti dell’endometrio – posto all’interno dell’utero – si sfaldano e vengono espulse.

Questa fase è un momento delicato e intimo di ogni donna, per molte purtroppo rappresenta anche un  fastidio e disagio, fonte di stress e spesso anche di dolori.

II ciclo mestruale influenza la quotidianità di ogni donna e il riposo notturno non ne è escluso. Continuando a leggere questo articolo riceverai dei consigli per trascorrere la notte in maniera più dolce e rilassante, anche in questo particolare momento.

Le posizioni da adottare per addormentarsi e quelle sconsigliate

Se volessimo considerare i giorni del ciclo come uguali a tutti gli altri, commetteremmo un errore, il periodo mestruale è per definizione una fase in cui porre maggiore cura e attenzione al corpo e al suo equilibrio.

Difatti secondo recenti ricerche durante il ciclo mestruale si verificano cambiamenti soggettivi ed oggettivi del sonno, questo vale anche nella scelta delle posizioni del riposo, sopratutto durante la manifestazione di sintomatologie dolorose.

Dormire in posizione fetale, ad esempio, sembra la soluzione più adatta per tutte coloro che nemmeno di notte trovano pace e sollievo dai crampi e dolori addominali.

Tenere le ginocchia vicine al petto, cingendole con le braccia e con la testa leggermente in avanti, fa diminuire la pressione sui muscoli addominali e su quelli del pavimento pelvico rendendo fastidi e fitte più sopportabili.

La posizione a pancia in giù, al contrario, è totalmente sconsigliata poiché implica la contrazione dell’utero e un minor rilassamento muscolare.
Per le donne soggette a flusso abbondante, inoltre, risulta poco confortevole in caso di perdite notturne.
E a proposito di perdite, se dormire con l’assorbente rappresenta per molte donne una pratica scomoda, la coppetta mestruale sembra essere una soluzione ottimale in quanto a tenuta e riduzione di spasmi e dolori addominali.

Igiene del sonno: l’importanza del materasso

Per beneficiare di un sano sonno rigenerante è sempre bene scegliere un materasso ergonomico di alta qualità. zenO è un materasso che si adatta alla tua fisionomia, aumentando il comfort e la traspirazione in modo da velocizzare la fase di addormentamento.

Il primo strato in memory, oltre ad essere traspirante, è dolcemente accogliente, il secondo strato invece è un memory ultradenso, dalle capacità elastiche, in grado di supportare la schiena mantenendola sempre allineata e di regalare un effetto di galleggiamento.

Dopotutto, la qualità del riposo determina il modo in cui ci alziamo ogni mattina per affrontare una nuova esperienza.

Rimedi e consigli fai-da-te per i giorni del ciclo mestruale

Quando i dolori collegati al ciclo mestruale sono insopportabili e le perdite diventano quantitativamente anomale, è assolutamente necessario rivolgersi ad un medico: vi possono essere cause organiche, come l’endometriosi, che è necessario indagare e curare.

Per quel che riguarda, invece, il malessere “di routine” di quei giorni, è bene ricordarsi che oltre ad una corretta igiene del sonno, ci sono alcune abitudini quotidiane che possono dare maggiore sollievo attenuando il fastidio provato:

  • Una corretta alimentazione, ricca di carboidrati e povera di proteine animali.
  • Bere molta acqua evitando teina, caffeina ed elementi infiammanti, è altamente raccomandata.
  • Creare un’ambiente-camera confortevole e rilassante, evitare inquinamento acustico e uditivo.
  • Prestare attenzione al sistema letto a 360° è altamente raccomandabile, specialmente in giorni che ci vedono più vulnerabili e fragili.
  • Fitoterapia, le gocce di Bach e la riflessologia sono metodi che possono essere integrati con la medicina.

Dolori articolari e insonnia: cause e rimedi

I dolori articolari, ovvero quella fastidiosa sensazione di infiammazione localizzata o gonfiore che possono essere causati da traumi articolari, infezioni, tendiniti, borsiti e numerose patologie di natura importante, non di rado si manifestano la notte, rendendo il sonno un miraggio lontano.

Questo stato di infiammazione e possibile rigidità articolare può diventare, per molti, un vero e proprio incubo difficile da sopportare.

Spesso si ricorre all’uso di farmaci antinfiammatori  o integratori alimentari specialmente omega 3 e 6 senza però aver bene chiare le cause del proprio malessere.

È dunque sempre raccomandato svolgere esami approfonditi, parlare con medici e fisioterapisti e non sottovalutare gli stati di infiammazione localizzati specialmente quando ripetuti o costanti.

Dolori articolari: buonanotte… al sonno

I dolori articolari notturni, spesso associati ad artrosi o artrite reumatoide (vere e proprie patologie legati alle articolazioni) hanno un legame abbastanza vincolante col riposo.

La questione non è – banalmente – soltanto che il dolore fa perdere il sonno, ma anche che l’intensità dei dolori stessi e soprattutto le variazioni con cui essi si alternano nei giorni, influiscono sulla quantità e la qualità del riposo notturno.

Per chiudere questa sorta di circolo vizioso va detto che chi riposa meno, e male, è più soggetto a sviluppare fragilità posturali, infiammazioni muscolari e articolari.

Secondo una ricerca condotta da Tim Hutchful della British Chiropratic Association, i dispositivi elettronici facilitano l’insonnia e aumentano così la possibilità di passare notti insonne, la luce emessa dalla tv o dagli smartphone infatti stimolano il cervello, per di più spesso non si fa attenzione alla posizione e postura assunta durante questi momenti di “distrazione notturna“, posizioni che possono aumentare il dolore e tenerle così svegli.

La cosa migliore è allontanare dalla camera da letto i dispositivi elettronici.

Sembra dunque che un cattivo riposo possa agire sui dolori articolari nella stessa misura in cui questi ultimi disturbano una sana ed equilibrata routine notturna.

Uno stile di vita sano: parole chiave

Oltre agli accertamenti di rito, utili ad escludere patologie di natura più importante, e all’utilizzo di farmaci e terapie mediche, bisogna ricordare che la salute si coltiva anche attraverso le abitudini quotidiane e il proprio stile di vita. Specialmente quando parliamo di dolori articolari è necessario prestare la massima attenzione ad alcuni fattori, fra cui:

  • Alimentazione
    Uno stato di sovrappeso, ad esempio, influirebbe molto negativamente sulla salute delle articolazioni e dei tendini, oltre che sul sistema cardiocircolatorio. Mantenere un peso congruo alla propria conformazione fisica e non esagerare con alimenti dannosi per il proprio organismo sono regole imprescindibili se si vuole prendersi cura dello stato di salute delle articolazioni.
  • Fumo e alcool
    Evitare di bere caffè e alcool dopo cena e bandire pasti serali troppo abbondanti, anche il fumo influisce negativamente, per facilitare l’addormentamento, è consigliato invece bere una tisana o latte caldo con miele.
  • Ritmi e orari quotidiani
    Una tabella di abitudini e orari regolari, un ritmo che non assecondi fasi momentanee, cambiamenti bruschi ed eccessive variazioni della propria routine, aiuta a tenersi in forma, specialmente se unito ad un costante esercizio fisico, vero e proprio toccasana per tenere attiva e sana la muscolatura e la circolazione sanguigna.
  • Ridurre lo stress
    Praticare yoga o esercizi di pilates per mal di schiena, con esercizi praticabili in base alla propria patologia, senza mai esagerare,  oppure praticare sessioni di meditazione, aiuta a scaricare lo stress ed aiuta ad aumentare la produzione di melatonina, ovvero l’ormone del sonno. In questo modo si ha maggiori possibilità di addormentarsi e di entrare nello stato di sonno profondo, che, tra i tanti benefici aiuta la rigenerazione muscolare.

Esercizi Pilates Mal di Schiena

Dormire senza dolori: merito del letto

Non dimentichiamo infine che un buon riposo è possibile anche e soprattutto grazie al materasso su cui ci stendiamo ogni sera: scegliere un supporto ergonomico, che sostenga in maniera corretta e bilanciata fianchi e bacino, è un ottimo metodo per controllare il dolore ed evitare di svegliarsi con le gambe stanche, gonfie e doloranti, poichè lo strato di memory ultradenso di cui è composto zenO è un supporto  fondamentale per attutire o prevenire i dolori articolari notturni e non andare in contro a problemi posturali o muscolari che rovinino il sonno, il risveglio e le giornate a venire.

Paralisi del sonno: cos’è, chi colpisce e come porvi rimedio

Molti sono i disturbi legati al sonno possono compromettere non soltanto la qualità del riposo, ma anche quella del normale svolgimento delle attività quotidiane.
Fra tutti, la paralisi del sonno, o paralisi ipnagogica, è sicuramente uno dei disagi più fastidiosi poiché impatta fortemente anche sulla sfera relazionale ed emotiva dell’individuo, condizionando delicati momenti della giornata come l’addormentamento e il risveglio.
Chi soffre di questo disturbo – si calcola fra i 5 e i 7 milioni di persone in tutto il mondo – rivela uno stato di benessere psico-fisico, cioè una qualità della vita, nettamente inferiore alla media.
Riposare in maniera regolare, infatti, non è soltanto una buona pratica, o un’abitudine, ma una delle regole fondamentali per permettere al corpo, alle cellule, agli organi e ai muscoli, di funzionare correttamente.
La paralisi del sonno colpisce maggiormente gli adolescenti e gli adulti fino ai 45 anni: è sovente legata a narcolessia e si raccomanda di non sottovalutarne gli effetti che, con un range di gravità variabile da caso a caso, debbono essere comunque monitorati da un medico specialista.

Quali sono i sintomi più frequenti delle paralisi di sonno

La paralisi del sonno si manifesta attraverso una sintomatologia piuttosto chiara e riconoscibile ovvero un irrigidimento dei muscoli e una difficoltà/ impossibilità di parola.
Il corpo, dunque, sembra non reagire agli stimoli che riceve e cade in un vero e proprio stato di paralisi, generalmente della durata di pochi minuti, che soprattutto nei soggetti ansiosi o tesi causa affanno e malessere prolungato, impedendo una tranquilla gestione del consueto ritmo “veglia/ riposo”.

Quando si sviluppano gli episodi di paralisi del sonno

La paralisi del sonno si manifesta principalmente in due distinti momenti del riposo: la fase di addormentamento e quella del risveglio. Essa, infatti, può influire sull’inizio anticipato della fase REM* o ne può pregiudicare il suo prolungamento.
Anche se in buona percentuale si tratta di episodi sporadici, sovente legati a momenti di particolare tensione e stress psico-fisico, non è raro che le crisi di paralisi si prolunghino per svariati mesi, talvolta anche anni, andando a minare la sicurezza di un riposo sereno, facendo diventare le ore serali e notturne un vero e proprio incubo ad occhi aperti.

Le fasi del sonno

Prima di consigliarvi alcuni utili rimedi per arginare la spiacevole questione della paralisi del sonno, è opportuno dire due parole riguardo al sonno e alle sue fasi.
Per un riposo corretto, che vi faccia risvegliare lucidi e sereni ogni mattina, è opportuno che l’avvicendarsi delle due fasi principali del sonno, fase REM e fase NON-REM si alternino fluidamente.
Le due fasi si susseguono l’un l’altra per circa 4 o 5 cicli.

Nello specifico
La Fase REM, acronimo da Rapid Eye Movement (rapido movimento oculare) è quella in cui aumenta il battito cardiaco, così come la frequenza respiratoria, e i muscoli, indotti in uno stato di rilassamento, si allentano e ci permettono, per così dire, di perdere il controllo. La fase REM è anche, per l’appunto, quella dove ci è possibile sognare.
La fase NON-REM, o sonno ortodosso, è contraddistinta da 4 livelli, ovvero stadi che progressivamente, dal primo – che è quello dell’addormentamento – passa al sonno leggero, poi al profondo e infine al quarto, l’ultimo, ancora più profondo dove le cellule e gli ormoni del nostro corpo si rigenerano e permettono all’organismo di rilassarsi.

Cause della paralisi del sonno

Le cause che determinano episodi di paralisi del sonno non sono facili da rivelare e e variano da soggetto a soggetto.
Sicuramente, però, si può dire che uno stile di vita sano, delle abitudini alimentari corrette, la capacità di dire NO a tabacco e caffeina – specialmente in orari notturni – aiutano a non far insorgere strane anomalie del riposo, quali appunto le paralisi ipnagogiche.
Ci sono, comunque, possibili correlazioni fra la paralisi del sonno e i disturbi e irregolarità del sonno di vario tipo. Chi svolge lavori particolarmente onerosi dal punto di vista di ritmo e orari, chi assume comportamenti sregolati, non dando modo all’organismo di stabilire un proprio tempo interno: questi soggetti sono considerati sicuramente più a rischio di sviluppo di paralisi ipnagociche.
Altri cause possono essere la narcolessia (esiste infatti una correlazione fra la patologie narcolettiche e le paralisi del sonno), lo stress emotivo e fisico momentaneo e anche la storia familiare. La ricerca clinico-scientifica sta infatti lavorando anche sul fronte di indagare possibili correlazioni fra ereditarietà e paralisi del sonno.

Possibili rimedi per gli episodi di paralisi del sonno

Per fortuna, se molte sono le cause che possono indurre episodi di paralisi ipnagogica, altrettante sono le soluzioni e i rimedi con cui si può far fronte a questo spiacevole disturbo, permettendo alle nostre notti di tornare ad essere un momento di pace e rilassamento. Vediamone insieme alcuni:

  • Posizioni del sonno. Capire bene qual è quella che favorisce maggiormente il rilassamento muscolare è fondamentale per ottenere un riposo più sereno, duraturo, e rilassato.
    Consigli utili: evitare di dormire supini. Assolutamente consigliata, invece, la posizione sul fianco.
  • Stile di vita
    Le buone pratiche e le abitudini di una vita sana aiutano l’organismo, nelle ore del riposo, a rilassarsi e lasciarsi andare ad un sonno morbido, poco agitato.
    Consigli utili: cercate di dormire fra le 6 e le 8h a notte. Preparate la stanza prima di coricarvi, spegnendo dispositivi elettronici e impianti luminosi fatali per il benessere degli occhi e della concentrazione.
  • Tecniche di rilassamento: durante un episodio di paralisi ipnagogica, ma anche nella fase preparatoria al riposo, è cruciale cercare di gestire l’ansia che ne consegue praticando esercizi e tecniche di rilassamento che aiutino i muscoli a sciogliersi e la parola a tornare “viva” in pochissimi minuti.
    Le pratiche di rilassamento possono essere svolte individualmente, al presentarsi di un attacco di intensità variabile e possono diventare normale prassi quotidiana anche laddove il problema delle paralisi non persista più.
    Consigli utili: Concentrarsi sulla respirazione profonda. Concentrarsi con attenzione sui movimenti del corpo, specialmente degli arti. Concentrarsi sul movimento degli occhi. Svolgere una breve meditazione rilassante prima non appena si ristabiliscano le normali condizioni corporee.

L’ultima parola… al Materasso

Un riposo confortevole e prolungato dipende da diversi fattori, in primis il materasso scelto. Dormire su una superficie troppo rigida, o troppo morbida, può favorire movimenti e posizioni scorrette, causando numerosi fastidi al nostro sonno.
Tutti coloro che soffrono di attacchi di paralisi ipnagocica, per esempio, dovrebbero prestare la massima attenzione al materasso su cui riposano: è necessario che il sistema muscolare possa rilassarsi completamente, scongiurando tensioni e blocchi ulteriori.
Modellandosi in base al peso e alla curvatura naturale della schiena, mantenendo le giuste proprietà in fatto di calore e di resistenza, il materasso può essere un alleato formidabile, uno strumento che aiuta a lenire il disagio provocato dagli episodi più acuti di paralisi.

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zenO è stato studiato seguendo l’ergonomia del corpo, in modo da dare maggiore sostegno alla colonna vertebrale: si tratta di un materasso altamente “tecnologico”, frutto di un lungo lavoro di ricerca e analisi multifattoriale. Il memory ad alta densità con cui viene costruito diminuisce i microrisvegli garantendo comunque alta traspirabilità e il giusto equilibrio tra umidità e calore.
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Se soffrite di attacchi di paralisi ipnagogica, dunque, zenO può rappresentare uno dei migliori alleati per le vostre notti.